Con la regia di Graziano Piazza sulla scena la voce di Elia Shilton che
recita il cammino da
Torino a Gerusalemme di Paolo Rumiz. Tratto dal libro edito Frassinelli, lo
spettacolo musicale vive di un percorso che è “visione acustica del silenzio”,
così come chiarisce lo stesso regista.
Ipnotico e introspettivo il pellegrinaggio ideale che lo spettatore si
trova a percorrere, sulle note dirette da Aleksandar Sasha Karlic, attraverso le movenze invertebrate della
coreografa Barbara Zanoni.
L’idea generata dal regista è di creare uno “spettacolo che interessi
gli uomini in ricerca, che faccia percepire la condizione della differenza di
un valore”. Lo spettacolo che ha debuttato al Ravenna Festival già lo scorso
anno, ha solcato l’arena del Piccolo Teatro meneghino e prossimamente
raggiungerà anche le piazze estive di Vicenza e Venezia.
Barbara Zanoni in "Gerusalemme perduta" |
Migliaia di chilometri sono scanditi dalla voce di Shilton che guida le
immagini del pubblico sull’isola di Zante, senza dimenticare il deserto del
Neghev, tra mar Nero e Mediterraneo varcando le soglie delle ultime chiese
rimaste in Anatolia.
Appennini, Balcani, Grecia, Istanbul raggiungendo i confini dell’Iraq
diventano viatico. Evocativo e speculare il suono è il fulcro del narrare
dell’opera di Rumiz, che nasce come traccia per lasciare allo spettatore la
scelta della propria direzione.
“Gerusalemme perduta” ha in sé l’intrinseco senso del viaggio. “La mia
traccia è essere senza traccia” recita Shilton, tracciando i luoghi ma
prescindendone allo stesso momento. Attraverso luoghi tormentati che celebrano
il senso del sacro, il progetto di Piazza è attraversare la condizione sonora
di realtà sofferte e spesso discusse, senza voler pensare ad una dimensione
strettamente geopolitica.
E così la splendida presenza scenica della danzatrice contemporanea
e cantante Barbara Zanoni fusa con le
musiche di Karlic, sono il valore aggiunto ad un’esperienza emozionale
di viaggio. Sul finale la performer ipnotizza il pubblico con cerchi
concentrici tracciati mentre la musica sembra inghiottire i suoi movimenti.
“I suoni si mettono in fila – recita seduto
all’ipotetico scrittoio dell’autore – Ci si ubriaca di un viaggio da fare ad
occhi chiusi”. E intanto il corpo della Zanoni come una sposa solitaria in
rosso siede ai piedi di una chiesa da immaginare.
Snocciolando chilometri e luoghi, popoli e tradizioni, la voce narrante
racconta “le briciole di Dio del taccuino” di Rumiz, dedica alla sua platea “la
febbre di Gerusalemme” e la sua lunga incubazione fatta di letture, sogni e
coincidenze.
Trasmettendo la nostalgia della fine di un viaggio, Shilton recita le
ultime emozioni del giornalista e scrittore. Tra le mani un “komboloi”, rosario
laico che ruota tra le mani, rivelando al pubblico la “malattia”, la crescita
di un contagio: “Questo viaggio non è durato due mesi, ma anni. La spinta
gliel’ha data la morte di un grande Papa, ma tutto è cominciato molto tempo
prima. E ora, che la storia cominci”.
Luisa Bellissimo
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