Il segreto di Ofelia
Passo a due da teatro fisico
Quando l’esperimento teatrale
conduce a trovare le parole mai scritte da Shakespeare, allora prendono vita le
epistole mai recapitate da Ofelia al principe Amleto.
Sono 39 le lettere ideate da
Steven Berkoff che danno fisicità allo spettacolo messo in scena al Teatro Elfo
Puccini di Milano.
Michela Lucenti
e Maurizio Camilli sono i protagonisti di un’opera che diventa una nuova chiave
introspettiva del sé. Non una semplice trasposizione della celebre opera del
genio inglese ma una prova emotivamente fisica di due monadi che celano in sé
la responsabilità dei ruoli nel non detto.
si elude cosi la
contingenza di un dramma noto lasciando ad una scenografia essenziale, voluta
da Alberto Favretto, la forza fisica del presente.
Prende vita così
un dialogo a due, che spesso antepone una concreta distanza fisica tra gli
attori. Proprio nell'incipit della piéce, il tonfo assordante di piattaforme metalliche
scagliate a terra da Micheli ai piedi della Lucenti, introducono il tema di una
profonda tensione emotiva.
Un’ancestrale
distanza che vive di una forte attrazione. La tensione di genere che trova come
substrato la vicenda del principe di Danimarca, per ricostruire il senso di un
rapporto fatto di gesti contemporanei e di parole auliche. Una sperimentazione che ha già toccato la
scena del Teatro Due di Parma e il Teatro Cuminetti di Trento coniugando la
drammaturgia sonora di Camilli e la scrittura fisica di Michela Lucenti.
Ofelia e Amleto
costruiscono una danza fatta di sesso e sentimento, di bugie e tradimenti. i
due sembrano lasciarsi alle spalle gli intrighi di Elsinor. E così la
sceneggiatura di Berkoff sposta il primo piano su un amore mai effettivamente
scandagliato. Sotto la lente d’ingrandimento la corporeità di un duetto che
gode della costanza della lucenti, dalla grintosa presenza scenica.
L'esercizio
teatrale dell'autore rapisce i due protagonisti shakespeariani riempiendo il
loro spazio umano. È così che lo spazio scenico diventa quasi claustrofobico,
anelando a comprimersi in funzione di un crescendo emotivo, che non cessa mai
di analizzarsi e comprendersi.
L'Ofelia
impersonata dall'artista, già allieva di Pina Bausch, infatti, ha in sé
un'apparente fragilità. L'attrice con la sua interpretazione regala così un
ruolo da vera protagonista, da eroina consapevole, che attinge ad altre celebri
figure del teatro shakespeariano.
Ofelia arriva a
subire una violenza programmata, esasperata sulla scena dall’Amleto di Camilli
che a volte patisce l'energica consapevolezza della Lucenti.
Una realizzazione convincente dunque,
che a volte manifesta delle sensazioni embrionali, quasi una fase di
metabolizzazione che andrebbe però perfezionata.
Luisa Bellissimo